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Monti e il posto fisso, rivolta in rete

Monti e il posto fisso, rivolta in Rete

Il premier: «Stop con i contratti
a vita». Esplode la polemica:
«Quando si tratta di concedere
mutui le banche preferiscono
sempre le persone monotone»





ENRICO CAPORALE (AGB)
TorinoE’ polemica in Rete dopo l'intervista del presidente del Consiglio Mario Monti a Matrix. «Che monotonia avere un posto fisso per tutta la vita», ha detto ieri il premier scuotendo la testa. Monti si rivolgeva ai giovani, sempre loro, bamboccioni, sfigati e, spesso, disoccupati. «Si abituino ad accettare nuove sfide», il messaggio. Insomma, devono svegliarsi. Subito. Perché se l’Italia non si scrolla di dosso le sue abitudini, se resta «abbarbicata ai suoi interessi particolari», rischia il peggio.

Immediata la reazione del Web. «Eh no, questa della monotonia del posto fisso è davvero inascoltabile», scrive su Twitter Barbara Acquaviti. «Berlusconi era bravo a raccontare barzellette, ma quando le raccontava ci indignavamo. Ora non si indigna più nessuno», replica Vittorio Guida. E ancora: «Gentile dottor Monti, occupatevi prima delle banche e del credito e poi del posto fisso per i giovani». Sì, le banche, quelle che «quando si tratta di concedere mutui preferiscono le persone monotone», ironizza Danilo, barricato dietro il nickname “L’ideota”. Livio ricorda invece la Costituzione: «L’Italia era una Repubblica fondata sulla monotonia del posto fisso. E adesso?». Tra gli altri, anche il commento di Paolo Ferrero, segretario della Federazione della Sinistra: «Sono d’accordo con Monti contro il posto fisso: se ne vada a casa».

Twitter trasuda indignazione. Gli hashtag da seguire sono: #Monti, #postofisso, #monotonia e #vivalamonotonia. Il tema del lavoro a tempo indeterminato s’intreccia con quello della riforma dell’articolo 18. Ieri, parlando della norma che tutela i lavoratori, il presidente del Consiglio ha evocato nientemeno che la discriminazione razziale. Basta con questo «sistema di apartheid» che esclude i giovani dal mercato del lavoro. In nome della flessibilità, «anche l’articolo 18 va ripensato», ha detto il premier al conduttore Vinci. Centinaia i commenti: «Non c’è bisogno di essere esperti: questo governo vuole cambiare i diritti»; «No all’articolo 18, ma anche no agli schiavi moderni»; «Vergogna». E poi insulti, consigli e un mare di polemiche. In poche ore le parole del premier hanno infiammato la Rete. Ma non è mancato chi si è schierato col governo. «Monti ha ragione: il posto fisso rappresenta la morte per l’individuo». E ancora: «Io concordo, ci si annoia. Ho cambiato otto volte lavoro in otto anni».

Infine c’è chi, come Mr Ben Noto, è tornato ad attaccare la casta: «E’ simpatico sentire parlare di monotonia del posto fisso nel Paese dei D’Alema che da trent’anni occupano il Parlamento». Lì “fisso” sembra la parola d’ordine. Volti, costi e, ovviamente, privilegi. Da tempo immemore, ricorda oggi Carlo Bertini su La Stampa, le personalità che hanno occupato lo scranno più alto del Parlamento hanno diritto ad auto blu, viaggi gratis, un ufficio e quattro persone di segreteria al termine del loro mandato. A vita. «Se tutti rinunceremo a qualcosa staremo tutti meglio», ha detto Monti dalla rete Mediaset. Avanti il primo.

 

tratto da lastampa.it

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